La gestazione degli ungulati è un affascinante esempio di adattamento naturale. Ogni specie ha i suoi tempi e modalità, ma tutte condividono un comune denominatore: la capacità di garantire la sopravvivenza della prole in ambienti spesso ostili.

Durata e variabilità

La durata della gestazione varia significativamente tra le diverse specie di ungulati. Per esempio, il cervo nobile (Cervus elaphus) ed il daino (Dama dama) hanno una gestazione di circa 230/240 giorni, che termina con la nascita di un solo cucciolo, raramente si assiste ad un parto gemellare, mentre il capriolo (Capreolus capreolus) si distingue per il fenomeno della diapausa, ovvero l'ovulo fecondato (giugno-agosto) rimane quiescente per alcuni mesi prima di riprendere lo sviluppo (dicembre), portando la gestazione complessiva a circa 280 giorni, con un parto gemellare.

Nei cinghiali (Sus scrofa), invece, la gestazione dura circa 115 giorni (3 mesi,3 settimane e 3 giorni), con cucciolate numerose, anche oltre i 10 piccoli, una strategia evolutiva che compensa l’alta mortalità giovanile.

Caratteristiche della gestazione

Durante il periodo gestazionale, le femmine mostrano significative modificazioni fisiologiche e comportamentali. Un aumento dell’indice di condizione corporea è fondamentale per sostenere l’incremento del metabolismo basale e garantire il nutrimento al feto e una volta al termine, poco prima del parto, tendono a isolarsi in un luogo tranquillo per creare un’area sicura e riparata dove partorire e creare quei legami familiari importanti per la sopravvivenza del/dei nascituri.

Il parto e i primi giorni di vita

Il momento del parto è strategicamente sincronizzato con la stagionalità delle risorse. La maggior parte degli ungulati partorisce in primavera, quando la disponibilità di cibo è maggiore e le condizioni climatiche sono più favorevoli.

I piccoli, chiamati neonati o cerbiatti nei cervidi, nascono con un mantello “mimetico” pomellato e mostrano già alla nascita il riflesso di immobilità, una difesa anti-predatoria passiva che li rende meno visibili ai predatori. La capacità di restare immobili schiacciati al terreno, il mantello pomellato e l’essere privi di odore, è una strategia biologica fondamentale per la loro sopravvivenza.

Un legame tra madre e piccolo

Dopo il parto, la madre lecca con forza il neonato per stimolare la respirazione, asciugare il mantello e rimuovere residui di placenta, così da rimuovere ogni traccia olfattiva che potrebbe attirare i predatori. Nelle prime settimane di vita, i piccoli vengono lasciati nascosti nell’erba alta o nel sottobosco, mentre la madre si allontana per nutrirsi, tornando solo periodicamente per l’allattamento.

Un equilibrio delicato

La gestione della gravidanza negli ungulati è un esempio di come la natura abbia sviluppato strategie complesse per garantire la continuità della specie. Un equilibrio tra adattamento ambientale, strategie anti-predatorie e risorse disponibili, che racconta una storia di evoluzione e sopravvivenza.

La prossima volta che vedete un piccolo di cervide rannicchiato tra l’erba, ricordate: non è abbandonato, ma semplicemente in attesa, protetto dalla natura stessa, del ritorno della madre per essere alimentato.